Fibromialgia: cos’è e come curarla con i nutraceutici

Scheletro e muscoli spesso possono essere soggetti a disturbi che prescindono dallo sforzo fisico. La fibromialgia è tra questi. Curarla è possibile. Ma prima di ricorrere a terapie farmacologiche, occorre dare un’occhiata alla propria alimentazione, o contribuire mediante integratori nutraceutici, in grado di fornire l’apporto necessario per il benessere, interno ed esterno, del nostro organismo.
Fibromialgia: cos’è e come si manifesta
Si tratta di una malattia reumatica, che interessa il sistema muscolo-scheletrico. Il termine fibromialgia, infatti, deriva da “algos” (dolore), “myo” (muscoli) e “fibro”, i tessuti fibrosi, come legamenti e tendini.
Uno studio portato avanti nel 1990 dall’American College of Reumatology, ha individuato ben 18 punti, i cosiddetti Tender Points, maggiormente soggetti a dolore circoscritto. Sono collocati in maniera simmetrica su entrambi le parti del corpo: base del collo nella zona posteriore; base del cranio, vicino alla colonna vertebrale; tra spina dorsale e clavicola; sulle spalle; sulla cassa toracica; all’esterno dell’avambraccio, due centimetri sotto il gomito; nella zona superiore dell’anca; nella parte alta dei glutei; sul ginocchio.
Gli individui affetti da fibromialgia, oltre a dolore cronico e diffuso, possono riscontrare sintomi quali:
- rigidità dell’apparato locomotore;
- maggiore tensione muscolare;
- emicrania o cefalea;
- intorpidimento o formicolio;
- lombalgia;
- crampi agli arti inferiori;
- sensazione di affaticamento e stanchezza costante (astenia);
- disturbi del sonno;
- alterazioni dell’umore, con possibili attacchi d’ansia e depressione;
- mancanza di concentrazione.
Ma possono manifestarsi anche fitte addominali, con conseguente stipsi o diarrea; sindrome del colon irritabile; deficit connessi allo stress post-traumatico.
Segni clinici che, in alcuni casi, possono presentarsi contemporaneamente, anche se non tutti i pazienti sono in grado di riconoscerli e associarli alla sindrome fibromialgica.
Le cause della fibromialgia
Le cause che favoriscono l’insorgere della fibromialgia non sono ancora del tutto chiare. Di certo, si sa che possono influire fattori interni e ambientali.
Tra le cause endogene, ricordiamo:
- l’ereditarietà. Se i membri della stessa famiglia sono più soggetti ad ammalarsi di fibromialgia, è probabile che alla base della patologia ci sia una mutazione genetica;
- malattie reumatiche preesistenti, come l’artrite reumatoide, il lupus, la spondilite anchilosante;
- traumi psicologici;
- traumi fisici ripetuti, come malattie e infezioni.
A tal proposito, di recente, diverse ricerche scientifiche hanno ravvisato un legame tra dolore cronico diffuso, tipico della sindrome fibromialgica, e patologie infettive provocate da agenti quali Mycoplasma (tubercolosi), virus dell’epatite B e C, dell’AIDS e di Epstain-Barr (mononucleosi). In particolare, però, le incidenze più rilevanti riguardano la malattia di Lyme, che si sviluppa soprattutto in aree infestate da Borrelia, zecche infette, che possono pungere, ad esempio, coloro che lavorano all’aperto.
I sintomi che ne seguono sono dolore continuo e stanchezza, non sempre differenziabili dalla classica fibromialgia. Si tratta comunque di ipotesi ancora in fase di approfondimento. Le infezioni, infatti, non devono essere considerate solo come fattore scatenante. Possono anche rappresentare l’aggravarsi di una situazione pregressa, che richiede, pertanto, trattamenti specifici.
Sembra, inoltre, che ci sia una connessione tra fibromialgia e vaccinazioni. Nello specifico, dopo l’esecuzione dei vaccini polivalenti, che mettono a dura prova il sistema immunitario, con stimolazioni di non poco conto, è stato possibile evidenziare astenia ed eventi dolorosi diffusi. Non esistono ancora prove sufficienti a confermare quanto detto, ma non si esclude che un’azione imprevedibile e scorretta dell’agente infettivo sull’organismo giochi un ruolo significativo, portando anche all’alterazione del sistema neuro-endocrino, correlato al sistema nervoso centrale.
Altra causa esogena: l’intossicazione da metalli pesanti, come il mercurio, presente in molte delle otturazioni dentali in amalgama, e che, penetrando all’interno del nostro corpo, può generare irritabilità, cefalee, perdita di memoria, tremori, ridotte capacità visive: sintomi, in linea di massima, associabili proprio alla fibromialgia. Metalli caratteristici anche di ambienti lavorativi o accessori, come cadmio e piombo, possono depositarsi su ossa e tessuti, nuocendo gravemente alla nostra salute.
Fibromialgia e resistenza all’insulina: c’è un nesso
Non solo. Secondo alcuni studi riportati sulla rivista Pain Physician, e condotti da ricercatori americani, l’insulino-resistenza potrebbe essere alla base del dolore centrale in chi soffre di fibromialgia. In genere, si tratta dell’incapacità dell’insulina di favorire l’assorbimento e l’utilizzo di glucosio.
Per capire quanto tutto questo potesse determinare l’evolversi di sindromi fibromialgiche, la ricerca trasversale osservazionale ha analizzato il valore di emoglobina A1c di 33 pazienti con fibromialgia, confrontandolo con le medie dei livelli di due popolazioni di controllo. Gli indici stabiliti di insulino-resistenza, e il modello omeostatico di valutazione, sono stati calcolati in un sottogruppo di individui. L’associazione tra le due patologie, rintracciata dagli autori, è indipendente da età, sesso ed etnia.
Ma pazienti con fibromialgia all’interno del sottogruppo (il 100%) hanno mostrato anomalie di laboratorio, chiari segnali di possibile resistenza all’insulina. Ulteriori indagini, comunque, serviranno a comprendere quanto il trattamento dell’IR può contribuire a migliorare i punteggi del dolore fibromialgico, prevenendo la perfusione cerebrale.
Alimentazione consigliata per il fibromialgico
Contrastare i sintomi della fibromialgia è possibile attraverso un regime alimentare appropriato, come la dietoterapia chetogenica, scientificamente approvata per i potenti effetti regolatori sul sistema nervoso centrale. Consiste nel mangiare cibi poveri di carboidrati, incentivando così la creazione di corpi chetonici, molecole energetiche in grado di ridurre lo stress ossidativo e aumentare la resa energetica complessiva. Tra queste, spicca il beta-idrossibutirrato, che svolge azione antinfiammatoria, abbassando i livelli di interleuchine IL-1β e IL-18, e riducendo la sensibilizzazione periferica dei nocicettori. La dieta chetogenica, inoltre, regola la sintesi dei neurotrasmettitori, sostanze che trasportano informazioni tra i neuroni, bloccando la trasmissione glutammatergica di tipo eccitatorio. Così facendo, si innalza la quantità di acido gamma-amminobutirrico, e la neurotrasmissione inibitoria. Un valido aiuto contro i meccanismi fisiopatologici infiammatori, e contro gli stati di dolore cronico e acuto.
Come curare la fibromialgia: un aiuto dalla nutraceutica
Un importante supporto ci viene fornito dai prodotti nutraceutici di FarmaEnergy, integratori formulati per soddisfare molte delle specifiche esigenze del nostro organismo, contenenti perlopiù nutrienti utili anche per i fibromialgici. Tra i più adatti spiccano:
- l’Acetil Carnitina, che incrementa il metabolismo dei grassi, e combatte lo stress da superlavoro. Stando a recenti scoperte, inoltre, pare sia efficace nella cura del dolore misto, intervenendo sull’attività delle cellule immunitarie del cervello (glia), e sui meccanismi responsabili della percezione del dolore;
- la Vitamina C, che preserva alcune funzioni cerebrali, la memoria, le reazioni emotive e la funzione muscolare, contrastando i sintomi della fibromialgia;
- le Vitamine del gruppo B, soprattutto la B12, che favorisce il normale funzionamento del sistema nervoso, e migliora la capacità di attenzione dell’individuo, come provato da una ricerca svedese del 2015;
- la Melatonina, che, come dimostrato da Rita Rezzani del Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali dell’Università di Brescia, apporta benefici in caso di cefalea, emicrania, sindrome dell’intestino irritabile. Le sperimentazioni cliniche condotte su pazienti fibromialgici sono poche, ma i dati si rivelano interessanti, perché l’ormone sembra capace di ridurre i dolori, se assunto per sette mesi, prima di andare a dormire, ottimizzando così anche il ciclo sonno-veglia;
- l’Acido Alfa Lipoico, antiossidante per eccellenza, che cura il dolore muscolo-scheletrico, funge da cofattore enzimatico dei processi energetici, e partecipa alla rigenerazione del glutatione.
Infine, il PEA o Palmitoiletanolamide, un ingrediente innovativo, scoperto dal Premio Nobel per la medicina, Rita Levi Montalcini. Un analgesico naturale, indispensabile per trattare il dolore causato dalla fibromialgia. Il PEA penetra nel nucleo cellulare, e modula l’eccessiva attività dei mastociti, comparti cellulari del sistema immunitario, “colpevoli” nella neuro-infiammazione e della diffusione del dolore cronico.