Sodio cloruro: cosa è e a cosa serve la soluzione fisiologica
Sodio cloruro: cosa è e a cosa serve la soluzione fisiologica. Il sodio cloruro è una sostanza che viene molto utilizzata in campo medico; si tratta di una soluzione fisiologica di cloruro di sodio in acqua purificata.
Cosa è il Sodio cloruro?
Cos’è e a cosa serve il sodio cloruro? Si tratta di una sostanza utilizzata come soluzione endovenosa. È un farmaco generico, che di solito si può conservare fino a tre anni. In commercio si trova in diversi formati e in diverse concentrazioni a seconda dell’uso. Ovviamente sempre con l’autorizzazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco.
In concentrazione normale, è una soluzione contenente il 0,9% P/V di NaCl (cioè circa 9 g/L). Viene comunemente chiamata anche soluzione isotonica, ma il suo livello di osmolarità è leggermente più elevato rispetto al sangue, a circa 300 mOsm/L. Quindi, è tecnicamente inesatto dire che questa soluzione è isotonica rispetto al sangue.
Le concentrazioni normalmente utilizzate sono:
- Metà della concentrazione normale (0,45% NaCl), spesso accompagnata da “D5” (5% glucosio); questa concentrazione contiene 77 mEq/L di Na e Cl a 4,5 g/L di glucosio.
- Un quarto della concentrazione normale (0,22%), contenente 39 mEq/L di Na e Cl e 5% di glucosio per ragioni di osmolarità.
- Il glucosio al 4% in soluzioni al 0,18% è talvolta usato.
La quantità normale di soluzione salina infusa dipende in maniera significativa dai bisogni del paziente (per esempio, paziente affetto da diarrea, o con insufficienza cardiaca), ma solitamente si va da 1,5 a 3 litri al giorno, per un adulto.
A cosa serve il Sodio cloruro?
È usata comunemente per infusioni intravena, per sciacquare le lenti a contatto, per alcune pratiche di igiene di irrigazione nasale e per riempire le protesi al seno. La soluzione salina è reperibile in diverse concentrazioni per scopi differenti. Vediamo di approfondire insieme:
Sodio cloruro in infusione endovenosa
Lo scopo principale per cui viene utilizzato il farmaco sotto forma di infusione endovenosa è quello di reintegrare i fluidi e il cloruro di sodio. Di solito per questo scopo viene impiegata la soluzione 0,9%. Esistono però anche soluzioni diverse, di norma al 3% e al 5%, che si rivelano importanti per reintegrare il cloruro di sodio soprattutto in quei pazienti che soffrono di deplezione sodica.
Di cosa si tratta? In parole semplici della perdita eccessiva di sali che porta a una sindrome caratterizzata da astenia, mialgie, nausea, vomito e oliguria con possibilità di acidosi metabolica. Si può avere in seguito a una sudorazione profusa, a un abuso di diuretici, a una grave diarrea, a nefriti croniche. Regredisce in seguito alla somministrazione mirata di sali e contenimento delle perdite.
In concentrazione normale, è usata frequentemente per terapie intravenose su pazienti che non possono assumere fluidi oralmente e sono affetti da una disidratazione acuta. La concentrazione normale di soluzione salina è solitamente il primo fluido utilizzato quando la disidratazione è abbastanza grave da minacciare la corretta circolazione del sangue; la ragione è che è il liquido più sicuro da assumere in grandi quantità.
Gli usi del Sodio cloruro
Altre concentrazioni di soluzione sono comunemente utilizzate per altri usi, ad esempio per fornire acqua ad un paziente disidratato o per rispondere ai bisogni quotidiani di acqua e sali di un paziente che non può assumerli per via orale.
Sono molte le situazioni che possono determinare la perdita di cloruro di sodio e di acqua. Per esempio quando non si può bere e mangiare a causa di qualche patologia specifica o in seguito a particolari interventi chirurgici.
Un’altra situazione del genere che determina perdita di cloruro di sodio e acqua dal corpo è rappresentata dall’eccessiva sudorazione in caso di febbre molto alta. Oppure si può incorrere in carenza da sodio cloruro quando si ha un’estesa perdita di pelle come, ad esempio, può succede in caso di ustioni particolarmente gravi.
Soluzione per irrigazione
Troviamo il sodio cloruro anche sotto forma di soluzione per irrigazione. Quest’ultima viene utilizzata per detergere le lesioni che colpiscono la pelle o le mucose.
Soluzione nasale
Il sodio cloruro viene utilizzato anche come soluzione nasale, soprattutto per i bambini. Le soluzioni indicate per i lavaggi nasali possono essere: Isotoniche, come la soluzione fisiologica; ha un contenuto di cloruro di sodio pari a circa 9 grammi/litro. Le soluzioni isotoniche rispettano la fisiologia della mucosa nasale e aiutano a ristabilire la sua naturale funzione protettiva.
Salina per lenti a contatto
Un altro uso della soluzione salina è quello per sciacquare le lenti a contatto. La soluzione salina, comunemente chiamata fisiologica, è usata per il risciacquo delle lenti a contatto. Viene anche detta soluzione isotonica perché ha uguale pressione osmotica e stessa concentrazione molare della soluzione con cui viene in contatto, cioè le lacrime.
E’ importante ricordare che la salina non ha alcun agente conservante o detergente, quindi non bisogna utilizzarla né per conservare le lenti né per detergerle. Quindi la soluzione salina serve solo per risciacquare le lenti a contatto.
Come si conserva la soluzione fisiologica
È molto importante rispettare la data di scadenza che è riportata sulla confezione e non utilizzare questo medicinale una volta scaduto. Inoltre è bene ricordare che la data di scadenza si riferisce sempre e comunque al prodotto che conservato nella sua confezione integra e rispettando le indicazioni riportate. E’ assolutamente vietato congelarlo e deve essere mantenuto in una confezione ermetica.
Il medicinale va usato subito dopo l’apertura del contenitore. Ogni contenitore di sodio cloruro deve essere utilizzato esclusivamente per una sola volta, per una somministrazione che non sia interrotta. Se rimane un residuo del medicinale, questo non deve essere più utilizzato.
Sodio cloruro in gravidanza e allattamento
Sebbene non si siano evidenziati effetti sullo sviluppo del feto, il medicinale va somministrato solo in caso di effettiva necessità e solo dopo aver valutato il rapporto rischio/beneficio. Il medicinale è compatibile con l’allattamento.